
IL FUTURO NELLE NOSTRE MANI, NELLE NOSTRE SCELTE
<< È fondamentale cercare soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura >> (tratto dalla Laudato Sì)
Di seguito proverò a suggerire alcune azioni, a mio avviso, fondamentali e alla portata della maggior parte delle persone, senza avere la presunzione, con questo, di essere esaustivo.
I suggerimenti che darò sono in buona parte frutto delle conoscenze acquisite in questi anni, tramite letture, incontri, esperienze personali e, in misura minore, anche di mie riflessioni personali.
PRIMA AZIONE: INFORMARSI
Dobbiamo essere consapevoli che nel mondo esiste il problema dell’informazione, ossia che buona parte dell’informazione è controllata da chi detiene il potere. Basti pensare che, fra i sei uomini più ricchi al mondo, quattro di questi controllano i giganti del web. Sono loro che ci danno le informazioni, che ci danno la ricetta per essere funzionali al sistema.
Acquisita questa consapevolezza, con impegno e forza di volontà possiamo comunque essere in grado di trovare fonti di informazione indipendenti, affidabili e quindi di studiare e capire il mondo. Potrei fare tanti esempi di fonti di informazione apprezzabili, ma invece preferisco limitarmi a suggerire un utile esercizio, sia per credenti che per non credenti, per iniziare ad approcciarsi a una visione più informata e consapevole del mondo. Ogni Domenica, durante l’Angelus (Rai 1, ore 12:00), Papa Francesco da tanti spunti e notizie che poi con passione si possono approfondire per diventare cittadini illuminati, capaci di leggere il mondo.
Prendersi l’abitudine, ogni Domenica, di ascoltare questa mente illuminata e onesta, può essere un primo passo.
SECONDA AZIONE: ATTIVARSI PER UN RISPARMIO RESPONSABILE
Occorre cominciare a capire che dobbiamo premere sulla finanza, sulle nostre banche. Su questo tema bisogna davvero fare i duri e comprendere che questo sistema economico-finanziario, che sta ammalando Madre Terra, senza i nostri soldi non va da nessuna parte: è con i nostri soldi che questo sistema si alimenta e perpetra le peggiori nefandezze, finanziando guerre, disboscamenti, attività economiche inquinanti e ingiustizie ai danni di molti, il più delle volte i più deboli, per gli interessi di pochi.
C’è l’obbligo morale per ogni cittadino di sapere dove mette i suoi soldi e come questi soldi vengono usati. Il gesto più concreto che possiamo fare è quindi disinvestire i nostri soldi dalla attuale banca in cui si trovano per approdare ad altre banche o realtà finanziarie “realmente” eticamente orientate e trasparenti: in Italia, stante le conoscenze in mio possesso, le alternative sono la Banca Popolare Etica (l’unica banca in Italia che mostra sul proprio sito tutti i finanziamenti erogati) oppure una delle validissime MAG (mutue di autogestione del denaro).
Di fronte a una minaccia di disinvestimento, la nostra attuale banca potrebbe proporci di tenere i nostri soldi presso di loro, fidandosi dei loro investimenti green, ma io mi permetto di suggerire di non cascare in questa trappola: la finanza è abilissima nell’influenzare le normative prodotte dalla politica e a far apparire green anche ciò che non lo è.
Alcuni esempi:
- https://www.lastampa.it/tuttogreen/2018/05/09/news/l-energia-verde-certificata-e-davvero-pulita-1.34015226 leggibile in chiaro su https://www.il-notiziario.it/notizie_giorno.php?soggetto=ambiente&did=2018129
- Il caso dell’olio di palma / olio di soia che sono, da un punto di vista normativo, considerati green allorché usati come combustibili, sebbene la loro produzione comporti il disboscamento delle foreste, tra cui anche la foresta amazzonica.
Le banche ai tempi di Greta Thunberg, tramite una operazione di green washing, si sono specializzate in investimenti apparentemente green con buona pace della coscienza di chi ci casca e proseguo indisturbato dei danni all’ambiente.
A seguire, come fedeli, dobbiamo chiedere a tutte le realtà ecclesiali di fare altrettanto, ossia di cambiare banca e modo di investire i soldi. Pensate agli effetti dirompenti che si avrebbero a livello mondiale sulla politica, sugli investimenti futuri e quindi sull’ambiente se tutti i credenti e tutte le realtà ecclesiali prendessero questa decisione: mancherebbero enormi quantità di denaro per finanziare le guerre e si avrebbero a disposizione ingenti quantità di denaro per dare impulso all’economia reale, quella che tutela l’ambiente, che sta dalla parte delle persone, che non lascia indietro nessuno, che si occupa della gente comune, che da una chance agli ultimi.
TERZA AZIONE: CAMBIA STILE DI VITA
L’altra azione fondamentale che mi sento di suggerire è il cambiamento di stile di vita da parte del succitato 10% della popolazione mondiale al quale, in una qualche misura, apparteniamo, chi più chi meno, anche noi (parlo dei potenziali lettori di questo articolo).
Scrive a tal proposito nell’Enciclica il Papa:
<< L’educazione alla responsabilità ambientale può incoraggiare vari comportamenti che hanno un’incidenza diretta e importante nella cura per l’ambiente, come evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili, e così via (…) Tali azioni diffondono un bene nella società che sempre produce frutti al di là di quanto si possa constatare, perché provocano in seno a questa terra un bene che tende sempre a diffondersi, a volte invisibilmente. Inoltre, l’esercizio di questi comportamenti ci restituisce il senso della nostra dignità, ci conduce ad una maggiore profondità esistenziale, ci permette di sperimentare che vale la pena passare per questo mondo. >>
In queste azioni consapevoli rientrano sicuramente anche la riduzione del consumo di carne, soprattutto, e di pesce, a vantaggio di verdura e frutta locale, dal momento che gli allevamenti intensivi e la pesca indiscriminata, che ammazza gli Oceani, concorrono anche essi in maniera significativa alla crisi climatica che stiamo vivendo. Tra l’altro, a beneficiarne, come dimostrano gli studi medici degli ultimi anni, non sarebbe solo l’ambiente, ma anche la nostra salute….e qui mi permetto una riflessione personale: in ogni epoca storica, sono davvero tante le strade che Dio sceglie per parlare ai suoi figli sulla terra, per suggerirgli cosa fare (“consumando meno carne, giovi all’ambiente e alla tua salute”).
QUARTA AZIONE: OPTARE PER UNA SPESA CONSAPEVOLE
L’ultima azione fondamentale, ma non per questo meno importante, che mi sento di suggerire, è quello della spesa consapevole. La nostra “spesa”, è un gesto quotidiano che tutti facciamo, apparentemente poco importante ma dalle implicazioni profonde. Siamo abituati a fare la spesa valutando solo alcuni fattori, come il prezzo, la qualità e l’immagine. Oggi questo non basta più, le nostre scelte di consumo sono da porre in relazione diretta con i problemi del pianeta. Sfruttamento, povertà, inquinamento ed altre problematiche ancora, continuano ad esistere anche perché qualcuno conta sul fatto che noi non ne teniamo conto quando facciamo la spesa. È giunto il momento di prendere coscienza di questa situazione e di “votare col portafoglio”, di diventare, insomma, consumatori critici!
Se scegliamo i prodotti che nascono da una storia di sfruttamento delle persone e da un uso indiscriminato delle risorse ambientali, promuoviamo un’economia che uccide, che ruba il futuro alle generazioni future. Che lavoro troveranno i nostri figli, un domani, se noi, con i nostri consumi, continuiamo a scegliere e finanziare quelle aziende che riescono a darci un prezzo migliore perché sottopagano i lavoratori, depredano le materie prime e fanno ogni genere di nefandezze ai danni dell’ambiente? Troveranno un lavoro precario e sottopagato, o addirittura non ne troveranno affatto, e una Madre Terra sempre più malata.
D’altronde, se ci pensiamo bene, l’arretramento dei diritti sul lavoro in Italia, negli ultimi 30 anni, la diffusione del caporalato nelle campagne italiane (cfr. ad esempio https://www.altromercato.it/filiere/pomodoro/), fenomeno fino agli anni ’80 pressoché sconosciuto nel nostro paese, non sono forse il risultato, anche, delle nostre scelte di consumo, che si sono spostate sui grandi gruppi commerciali, che trovano casa soprattutto nei centri commerciali ove si propongono prezzi, per diversi prodotti, talmente bassi da rendere praticamente inevitabile la conclusione che chi lavora quei prodotti sia stato sfruttato? Ci siamo talmente abituati a quei prezzi che, allorché ci troviamo di fronte a un prodotto che ha un prezzo normale, lo consideriamo troppo alto.
Il consumo critico è una pratica attraverso cui il consum-Attore predilige i prodotti che posseggono determinati requisiti (sostenibilità ambientale del processo produttivo, eticità del trattamento accordato ai lavoratori, comportamento delle imprese) differenti da quelli comunemente riconosciuti dal consumatore medio (prezzo e qualità dei prodotti).
Concretamente, il consumatore critico orienta i propri acquisti in base a criteri sociali e ambientali, che prendono in considerazione le modalità di produzione del bene, il suo trasporto, le sue modalità di smaltimento e le caratteristiche del soggetto che lo produce. Tale atteggiamento nasce dalla considerazione che qualsiasi bene o servizio ha un peso sociale e ambientale, poiché per produrlo e distribuirlo sono state utilizzate delle materie prime, sono stati messi in atto dei processi produttivi che hanno un certo impatto ambientale, è stata consumata dell’energia e sono stati impiegati dei lavoratori.
Lo scopo del consumo critico è quello di ridurre al minimo questo peso, riducendo da un lato l’impatto sociale e ambientale della propria spesa e dall’altro contribuendo, con le proprie scelte, ad indirizzare le politiche dei soggetti protagonisti del mercato.
<< Consumando in maniera critica è come se andassimo a votare ogni volta che facciamo la spesa. Votiamo sul comportamento delle imprese, premiando quelle che si comportano bene e punendo le altre. Alla lunga le imprese capiscono quali sono i comportamenti graditi dai consumatori e vi si adeguano istaurando fra loro una nuova forma di concorrenza, non più basata sulle caratteristiche estetiche ed economiche dei prodotti, ma sulle scelte sociali e ambientali.>> (Centro Moderno di Sviluppo – Guida al Consumo Critico – 2011)
La pratica del consumo critico consiste nell’abitudine di porsi delle domande prima di scegliere un prodotto al fine di promuovere un mondo più accogliente per noi stessi e per tutti: scegliendo prodotti per il benessere personale e il biologico come scelta salutista, per esempio, manifestiamo responsabilità verso noi stessi; scegliendo prodotti che combattono la povertà e sostengono azioni di solidarietà e giustizia, quindi tutti quei prodotti che possiamo definire equi e solidali, manifestiamo responsabilità verso gli altri; scegliendo, per esempio, il biologico per motivi ambientali manifestiamo responsabilità verso l’ambiente. Non possiamo smettere di consumare ma possiamo farlo in modo responsabile, ponendo dei limiti ai consumi imposti dalla nostra disponibilità, facendo scelte di sobrietà e limitando gli impulsi edonistici:
<< In un mondo globalizzato il cittadino, da individualista, diventa cittadino del mondo e si assume responsabilità del mondo. Le scelte di consumo iniziano ad essere fatte non solo in base ai propri desideri e alle proprie possibilità economiche, ma considerando le possibilità economiche e le risorse globali: queste variabili influiranno non solo sul proprio benessere ma anche su quello altrui. >> (Bovone L. Mora E., La spesa responsabile. Il consumo biologico e solidale, Donzelli editore, Roma 2004)
<< Le sensazioni piacevoli possono, infatti, derivare non solo da consumi gratificanti ma anche e soprattutto da consumi consapevoli e responsabili.>> (Bauman Z., Consumo, dunque sono, Editori Laterza, Roma – Bari 2009)
<< La radice di tutto ciò che rende una vita soddisfacente e ricca di senso, (l’uomo è un cercatore di senso prima che essere un massimizzatore di utilità) dipende da quanto di quello che tu fai serve a migliorare la vita di altri essere umani. >> (Leonardo Becchetti, professore ordinario di Economia politica presso l’Università di Roma Tor Vergata)
Il consum-Attore critico, il consum-Attore sobrio, insomma, non è una persona triste, come la pubblicità orientata al consumismo ci vorrebbe far credere, bensì una persona che si è incamminata in un percorso di realizzazione diversa e più armonica di se stesso, finalizzato al raggiungimento di una piena armonia personale con Dio, con il prossimo e con il creato. Sia chiaro, non si diventa consumatori critici perfetti dall’oggi al domani, è una strada lunga, con delle difficoltà, che ogni giorno richiede dei piccoli progressi, l’acquisizione di nuove conoscenze, ma che regala nel contempo soddisfazioni: la consapevolezza di essere sempre di più, con le proprie scelte, non solo “non complici del sistema”, ma anche protagonisti di cambiamenti positivi, non è cosa da poco in termini di gratificazione personale.
Ma come si può intraprendere la strada del Consumo Critico? Domanda difficile, dalle molteplici risposte…ma anche in questo caso, io mi limiterò a dare solo qualche suggerimento, ben consapevole di non riuscire a essere esaustivo.
La prima cosa da fare è informarsi acquisendo innanzitutto le domande che occorre farsi prima di scegliere un prodotto: a tal proposito mi sento di proporre la lettura della “Parte Prima – Per un consumo responsabile” del libro “Guida al Consumo Critico – Centro Nuovo Modello di Sviluppo – anno 2011 – casa editrice EMI” (pur essendo abbastanza datata, è sempre disponibile in commercio e rimane un ottimo riferimento in materia).
Il secondo suggerimento che mi sento di dare nasce dalla mia esperienza personale. Il mio percorso di consumatore critico è iniziato negli anni ’90. Nei primi 20 anni di questo percorso sono sempre stato molto attento a studiare i comportamenti delle imprese, specialmente di quelle che, sulla base delle informazioni che riuscivo a ottenere, si rendevano autrici dei peggiori misfatti, così da evitare i loro prodotti. Il minore tempo personale a disposizione per leggere le fonti a ciò dedicate e la consapevolezza che tali imprese controllano la stragrande maggioranza dei prodotti e delle marche presenti nei supermercati (anche quelle più impensabili), mi ha insegnato a essere più pragmatico: per ogni categoria di prodotto, individuo, tra tutti quelli che sono a disposizione presso i punti vendita da me frequentati, quello che più risponde alle mie esigenze di Consum-Attore critico e non lo cambio fino a quando non ne individuo uno migliore. Sono insomma passato dal chiedermi cosa boicottare ed evitare, al chiedermi quale sia il prodotto più degno di essere acquistato.
L’ultimo suggerimento che mi sento di dare è quello di:
– frequentare i punti vendita dove è più facile trovare prodotti che vengono da una storia di eticità e solidarietà. Da questo punto di vista, i punti vendita in assoluto più indicati sono le “Botteghe del Mondo” (BdM), ossia negozi specializzati nella vendita di prodotti del Commercio Equo e Solidale (per approfondimenti, www.altromercato.it) provenienti sia dai paesi in via di sviluppo che da realtà italiane. Il vantaggio di frequentare una BdM è che al suo interno tutti i prodotti rispondono a criteri di eticità (la realtà che gestisce la BdM, prima di proporre un prodotto in vendita, ha già fatto uno screening di ciascun prodotto, sia dal punto di vista sociale che ambientale) e pertanto diventa una scuola per imparare a riconoscere tali prodotti anche in punti vendita differenti in cui altrimenti sarebbero difficilmente individuabili. In Sardegna, allo stato attuale, le Botteghe del Mondo, purtroppo sono solo 5 (due a Cagliari, una a Nuoro, una a Tempio Pausania e una ad Alghero, anni fa erano di più) e diventa fondamentale sostenerle anche perché le realtà che le gestiscono, Associazioni/Cooperative, svolgono un ruolo fondamentale, dal punto di vista educativo e di sensibilizzazione sul territorio, sui temi del consumo critico e più in generale di questo articolo.
<< Ogni contadino ha diritto naturale a possedere un appezzamento ragionevole di terra, dove possa stabilire la sua casa, lavorare per il sostentamento della sua famiglia e avere sicurezza per la propria esistenza. Tale diritto dev’essere garantito perché il suo esercizio non sia illusorio ma reale. Il che significa che, oltre al titolo di proprietà, il contadino deve contare su mezzi di formazione tecnica, prestiti, assicurazioni e accesso al mercato. >> (tratto dalla Laudato Sì; a questi criteri il Commercio Equo e Solidale risponde in pieno)
– Frequentare i mercati cittadini che danno spazio alla vendita diretta, da parte dei produttori locali, di prodotti biologici e più in generale quei negozi dove si da spazio a prodotti biologici o a basso impatto ambientale. Con una raccomandazione, però, in questo caso: come ebbi modo di imparare durante una conferenza tenuta dall’Associazione SOS Rosarno ( https://www.sosrosarno.org/ ), biologico non è sempre sinonimo di prodotto giusto. Ci sono diverse imprese italiane che operano nel campo del biologico e che si vedono costrette a vendere a prezzi irrisori i propri prodotti alla grande distribuzione e che quindi, per rimanere economicamente sostenibili, ricorrono al lavoro in nero e sottopagato. La grande distribuzione tiene sotto scacco l’agricoltura italiana facendo gare di appalto al ribasso e minacciando di comprare all’estero i prodotti, qualora non forniti al prezzo da lei imposto. A questo ci aggiungo una mia convinzione personale: non credo a un biologico fatto sfruttando le persone; laddove si sfruttano essere umani, non ci può essere reale amore per la terra o per gli animali. Bisogna optare per un biologico impegnato anche dal punto di vista sociale.
Qualcuno potrebbe dire: io i soldi per comprare prodotti giusti non li ho, costeranno sicuramente di più, non sono alla mia portata!
A questa affermazione mi sento di rispondere così:
– non sempre i prodotti giusti costano di più, anzi, a volte costano di meno in quanto provenienti da filiera corta, facilmente tracciabile e con meno intermediari tra produttore e consumatore finale;
– riconosco che, essere consumatore critico, senza nel contempo intraprendere la succitata “Terza azione: cambiare stile di vita”, non è per tutte le tasche; il percorrere la strada della sobrietà (utilizzo dei mezzi pubblici, condivisione dei servizi con altri, riduzione della carne e del pesce, ecc.) libera dei soldi che pensavamo di non avere, porta a risparmiare, permettendo di ottenere un significativo tesoretto che può essere utilizzato proprio per il consumo critico;
– anche laddove, nonostante tutti i nostri sforzi, per via del nostro limitato reddito, non ci potessimo oggettivamente permettere un consumo critico integrale, proviamo almeno a individuare alcuni prodotti (che consumiamo abitualmente) su cui fare una scelta di consumo critico, optando preferibilmente per quei prodotti che tipicamente vengono dai paesi in via di sviluppo (ad es. caffè), in quanto più spesso ottenuti nella totale violazione dei diritti umani (ad es. manodopera minorile) o in cambio di salari che mantengono i contadini sotto la soglia della povertà assoluta.
CONCLUSIONI: UN’APPELLO, IN LINEA CON LA CATECHESI DI PAPA FRANCESCO
La vita di culto è fondamentale per un credente: pregare, frequentare la Santa Messa, ricevere i sacramenti, costruire insomma un dialogo personale con Dio è strada privilegiata per essere un degno cittadino di questo mondo, per affrontare nel migliore dei modi le difficoltà della vita, per appassionarsi alla vita. Ma se il culto non è legato alla realtà, non si traduce in impegno concreto e appassionato, vuol dire che qualcosa non va, che questa strada privilegiata in realtà non la sto percorrendo, che il dialogo con Dio è un dialogo sordo o quanto meno disturbato. Se il cristiano, uscendo dalla Chiesa, poi, nella vita di tutti i giorni, è funzionale, con i suoi comportamenti, al perpetrarsi delle ingiustizie, allora non adora più il Dio della Vita di Gesù, ma adora un idolo di morte a cui verranno sacrificati milioni di esseri umani. Non ci può essere spaccatura tra Fede e vita di tutti i giorni: la Laudato Sì su questo concetto è molto chiara.
<< Il nostro mondo, ferito da tanti mali, non ha bisogno di altri compromessi ambigui, di gente che va di qua e di là come le onde del mare – dove li porta il vento, dove li portano i propri interessi – di chi sta un po’ a destra e un po’ a sinistra dopo aver fiutato che cosa conviene. Gli equilibristi. Un cristiano che va così, sembra essere più equilibrista che cristiano. Gli equilibristi che cercano sempre una strada per non sporcarsi le mani, per non compromettere la vita, per non giocarsi sul serio. (…). Per favore, abbiate paura di essere giovani equilibristi. Siate liberi, siate autentici, siate coscienza critica della società. Non abbiate paura di criticare! Noi abbiamo bisogno delle vostre critiche. Tanti di voi stanno criticando, per esempio, contro l’inquinamento ambientale. Abbiamo bisogno di questo! Siate liberi nelle critiche. Abbiate la passione della verità, perché con i vostri sogni possiate dire: la mia vita non è schiava delle logiche di questo mondo, perché regno con Gesù per la giustizia, per l’amore e la pace! >> (Papa Francesco, in occasione della XXXVI Giornata mondiale della gioventù)
I temi della Laudato Sì devono entrare stabilmente e costantemente nelle catechesi delle diverse parrocchie e chiese di tutto il mondo: i Fedeli sono chiamati ora, adesso, subito, a intraprendere la strada del cambiamento! Coraggio!
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By Andrea Perra